Secondo il rapporto del World Economic Forum del 2021 sulla parità di genere, nessun paese ha eliminato completamente i divari di genere.
I paesi più avanzati in questo ambito hanno chiuso circa l'80% del divario, con l'Islanda, la Finlandia, la Norvegia e la Svezia in testa. Analizzando quattro dimensioni - economia, istruzione, salute e politica - il rapporto indica che il mondo ha ridotto il divario nella salute del 96%, nell'istruzione del 95%, nell'opportunità economica e nella partecipazione del 58%, mentre solo il 22% del divario in politica è stato colmato. L'Italia si posiziona al 63º posto su 156 paesi nel ranking globale e al 114º posto se consideriamo solo la componente economica.
E l'istruzione?
Eppure le donne italiane sono più istruite degli uomini, con il 56% delle laureate nel 2019 secondo il Censis. Anche nei programmi post-laurea, come dottorati di ricerca e master, le donne rappresentano la maggioranza con il 59,3%. Tuttavia, rimangono sottorappresentate nei percorsi di laurea STEM (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica).
Occupazione e salari
In generale, le donne sono svantaggiate sul mercato del lavoro, evidenziato da indicatori come il salario e il tipo di impiego. L'analisi di Eurostat rivela che, in Europa, le donne guadagnano in media circa il 16% meno degli uomini confrontando i salari lordi orari. La maternità rappresenta un ostacolo per la parità di genere nel mercato del lavoro, con effetti diversi su uomini e donne. Le madri tendono a partecipare meno al lavoro rispetto ai padri, con un tasso di occupazione più basso, e subiscono una significativa riduzione dei redditi, mentre i padri mantengono stabili i loro redditi. Questo fenomeno, noto come "child penalty", è diffuso nei paesi sviluppati e colpisce principalmente le madri.
Un altro aspetto da considerare è la situazione delle donne nelle posizioni manageriali. In Italia, le donne occupano circa il 27% delle posizioni manageriali, secondo i dati dell'Istat.
Strategie europee
Nel marzo 2020, l'Unione Europea ha adottato il documento "Un'Unione dell'uguaglianza: la strategia per la parità di genere 2020-2025", delineando obiettivi politici e azioni cruciali per conseguire la parità di genere entro il 2025. La strategia si concentra sulla realizzazione di misure specifiche per promuovere la parità di genere e sull'integrazione della prospettiva di genere in tutte le fasi dell'elaborazione delle politiche dell'UE, sia interne che esterne. Nel luglio 2021, l'Italia ha introdotto la Strategia Nazionale sulla Parità di Genere 2021-2025, ispirata alla strategia dell'Unione Europea. Questa strategia è strettamente collegata al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e alla Legge 5 novembre 2021 n. 162 sulla parità salariale. La legge introduce varie novità, tra cui la certificazione di parità di genere per le aziende virtuose, che possono ricevere sgravi contributivi e premialità nei bandi pubblici.
UNI/PdG 125:2022
L'UNI/PdR 125:2022 si impegna a integrare la prospettiva di genere nei processi di normazione a livello nazionale e internazionale. La parità di genere è motore di crescita economica e sviluppo: secondo il Fondo Monetario se in Italia le lavoratrici fossero numericaqmente pari ai lavoratori, il PIL crescerebbe dell'11%. Inoltre la partecipaziopne femminile ai processi decisionali economici e politici aiuta un'allargamento delle prospettive, essenziale per l'innovazione. Aziende più inclusive generano un valore più elevato. Esiste una correlazione positiva tra occupazione femminile e performance delle aziende.
La UNI/PdR mira a promuovere un cambio culturale per favorire una parità di genere più equa nelle organizzazioni e nella società, in linea con gli obiettivi specifici per l'occupazione e la rappresentanza femminile nelle aziende italiane. Questo include l'adozione di politiche e misure per favorire l'occupazione femminile, garantire parità nel lavoro e promuovere politiche di welfare. Si propone inoltre l'integrazione del principio dell'equità di genere nella normativa nazionale, incoraggiando le organizzazioni a certificare la sostenibilità delle politiche di genere.
Cosa deve fare in pratica l'azienda?
L'organizzazione deve implementare azioni e monitoraggi definiti nel piano per la parità di genere. Ciò include istruzioni scritte sulle procedure e formazione generale e specifica a tutti i livelli, con un focus sulla sensibilizzazione contro pregiudizi di genere. Corsi di formazione sui principi etici e le modalità operative dell'organizzazione sono essenziali per garantire l'efficacia della politica di parità di genere, rivolti a tutto il personale e in particolare ai manager che devono affrontare responsabilità specifiche. L'organizzazione deve sviluppare e attuare un sistema di audit interni per verificare l'applicazione efficace delle politiche e delle direttive aziendali sulla parità di genere. Questo sistema deve includere la documentazione delle attività di audit e garantire il rispetto delle istruzioni e procedure stabilite per promuovere la parità di genere. Infine, un Organismo di Certificazione valuterà la conformità alla UNI/PdR da parte di un'organizzazione, di qualunque forma giuridica, operante sia nel pubblico che nel privato.
댓글